Giuseppe Verdi nasce a Le Roncole, vicino a Busseto (Parma) il 10 ottobre 1813. Figlio di un oste e di una filatrice, si appassiona velocemente alla musica e manifesta fin da subito un grande talento. La sua formazione culturale e umanistica avviene soprattutto attraverso al frequentazione della Biblioteca della Scuola dei Gesuiti a Bussetto (attualmente ancora presente). Ma è a Milano che avviene la formazione della sua personalità.
Non viene ammesso al Conservatorio, per via dell’età (non rientrava nei range stabiliti); perciò decide di perfezionare la sua tecnica con Vincenzo Lavigna, già maestro del Teatro alla Scala. Inoltre, di grande aiuto sono anche i teatri milanesi, nei quali può fare conoscenza diretta del repertorio operistico contemporaneo.
L’ambiente milanese era influenzato dalla dominazione austriaca, il che permette a Verdi di fare conoscenza del repertorio dei classici viennesi. Via via col tempo, il compositore si dedica sempre di più al teatro in musica, e non alla musica sacra o alla musica strumentale: questo per via dei rapporti con l’aristocrazia e i contatti con l’ambiente teatrale.
Il primo vero riscontro del talento verdiano è sicuramente il Nabucco, la cui prima ebbe luogo il 9 marzo 1842 a Milano. In generale, tutte le opere della prima fase creativa di Verdi si differenziano fra loro perché in ciascuna di esse vengono esplorati gli aspetti dell'esperienza drammatico-musicale.
Dopo La Traviata (1853), Verdi cominciò ad affermarsi sempre di più e, ormai ricco, non ebbe paura di affrontare temi anticonvenzionali o addirittura scabrosi, con insuperabile talento drammatico e grande capacità di introspezione psicologica. Sebbene colpite dalla censura e inizialmente accolte negativamente dal pubblico, le tre opere raggiunsero presto grandissima popolarità; le parallele vicende politiche del Risorgimento che avrebbero portato all'unità d'Italia aumentarono inoltre il prestigio di Verdi come musicista nazionale.
Ci tengo a ricordare altri due momenti molto importanti per la carriera musicale dell’artista (che chiaramente potete ascoltare passeggiando tra le vie di Parma): alla morte di Rossini (13 novembre 1868) Verdi propone una Messa da Requiem, un omaggio collettivo dei maestri italiani al massimo esponente. Ma la vera opera, che si associa quasi immediatamente a Verdi è un’altra, l’Aida. La creazione di Aida (Il Cairo, Teatro dell'Opera, 24 dicembre 1871), voluta come opera "nazionale" egiziana da Ismail Pascià, porta ad un’originalissima interpretazione, in chiave italiana, delle esigenze spettacolari e drammatiche del “grand opéra”; l’opera presenta, come in tante altre, il conflitto tra il potere e l’individuo, che porta all'annientamento di quest'ultimo attraverso un’alternanza di esperienze stilistiche, musicali e spettacolari.
La morte di Verdi, il 27 gennaio 1901, segna la conclusione di un’era della vita italiana. Il suo funerale coincide, invece, con l’inizio della crescente fortuna delle sue opere, che mai come oggi vivono e dal mondo vengono riconosciute.
Fonti:
https://www.casaverdi.it/storia/biografia-di-giuseppe-verdi/
https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-verdi/